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Tour de France, partenza da FIRENZE, previsti 650 mila spettatori: «Un’occasione per la Toscana»


Christian Prudhomme, il patron del Tour, sorta di ministro dello sport parallelo transalpino, ha fama di uomo freddo e pragmatico. Ma ieri nel Salone d’Ercole di Palazzo Farnese a Roma, la sede dell’Ambasciata di Francia dove è stato firmato protocollo d’intesa tra gli organizzatori e le autorità locali per la Grande Partenza, appariva sinceramente emozionato. «Sono emozionato per molti motivi — ha spiegato il direttore generale della corsa — e su tutti il fatto che quello che si concretizzerà l’anno prossimo è anche il mio sogno. Dovevamo partire da Firenze molto tempo fa e sicuramente nel 2014, nell’edizione in cui vinse Nibali, quando alla fine decidemmo per la Gran Bretagna sulla scia dei successi del ciclismo inglese. Quando due anni fa il sindaco Nardella mi mandò una foto di piazza della Signoria deserta durante il Covid ho capito che il momento di risarcire la città e l’Italia era arrivato». Emozionato ma anche concreto, Dario Nardella ha spiegato che «l’investimento previsto nell’accordo per portare la partenza del Tour in Italia rappresenta un volano straordinario per tutti i nostri territori. Un euro investito per questa manifestazione internazionale ne porterà dieci di ritorno in termini di visibilità, promozione del territorio, produttività, turismo. Il Tour de France a Firenze attiverà un valore aggiunto di 20 milioni di euro di Pil e 400 posti di lavoro diretti. Non solo grande evento sportivo, ma straordinaria opportunità per l’economia del nostro territorio».


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Il protocollo firmato ieri quantifica in 6 milioni e mezzo l’investimento complessivo suddiviso tra Firenze, Emilia Romagna e Piemonte. Prudhomme ha anche svelato alcuni dettagli organizzativi, confermando la presenza della famosa carovana pubblicitaria (che tiene la gente sulle strade ore prima del passaggio dei corridori distribuendo gadget) che sfilerà in forma ridotta considerando che i mezzi più grandi non sono omologati per circolare al di fuori delle strade francesi.


Il ritorno dell’investimento è certificato da un serie di studi di consuntivo realizzati dalle città che hanno ospitato la Grande Partenza nell’ultimo decennio, da Leeds (2014) a Bruxelles (2019) a Copenaghen lo scorso anno. Le proiezioni parlano di non meno di 650 mila spettatori in Toscana, di cui mezzo milione a Firenze (tra partenza e eventi della vigilia, presentazione delle squadre compresa) e 150 mila nella porzione di tracciato regionale della prima tappa. Gli incassi alberghieri in regione sono stimati in 5,7 milioni di euro con un’occupazione di stanze a Firenze vicina al 95% e del 75% nella provincia (dove andranno i 2 mila membri della carovana) e una permanenza media di 2,3 giorni.


Undici milioni verranno spesi per mangiare (bene) tra bar e ristoranti, 3,6 in attività commerciali e culturali. Gli studi sono unanimi nel dire che il Tour riesce a essere volano economico anche in città o regioni che hanno di loro una vocazione turistica altissima come Firenze o la riviera romagnola.


Il valore della visibilità mediatica della corsa (il Tour è l’evento sportivo a cadenza annuale più seguito al mondo) è calcolato in poco meno di 120 milioni di euro e la corsa resta motore di promozione turistica per molti anni dopo il suo svolgimento. La scommessa per la Toscana sarà quella di moltiplicare i numeri del turismo ciclistico, cosa che sulla carta sembra più facile per l’Emilia Romagna che offrirà al Tour un percorso quattro volte più lungo della cugina e su percorsi già consolidati come quelli ispirati a Marco Pantani.


Social network come Strava (che registrano le «rotte cicloturistiche» di centinaia migliaia di pedalatori) mostrano come ogni nuova strada disegnata dal Tour moltiplichi per decine di volte il numero dei passaggi già dall’anno precedente all’evento. La Firenze-Rimini del 29 giugno sarà un banco di prova perfetto: 205 chilometri, ben 3.800 metri di dislivello, il passaggio da Ponte a Ema dov’è nato Gino Bartali poi rotta per il Mugello passando per Pontassieve, Dicomano e San Godenzio dove iniziano il Muraglione e la Colla Tre Faggi da cui si sconfinerà in Emilia Romagna.


Un itinerario meraviglioso che lunedì ha commosso anche Christian Prudhomme in visita al Museo Bartali di Ponte a Ema. Nardella ha ringraziato il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini e la Regione Piemonte perché con loro abbiamo «consolidato l’immagine internazionale del nostro Paese e la dimensione multidisciplinare del movimento attraverso un ottimo gioco di squadra».

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